I Masterizzati

Lettera aperta  a Oscar Giannino

Caro Giannino,

So che il tema dell’esistenza del Suo master in economia o meno non è “Il” tema del futuro del nostro paese. Infatti, la situazione dell’economia, del debito, del lavoro, del clima o degli inganni sul cibo sono i temi che interessano le persone. Eppure la Sua vicenda è esemplare del male italiano.


Lei ha costruito la sua immagine con oculatezza anche se con una certa dose di incoerenza. Abiti stravaganti e atteggiamenti alteri, nei giudizi e nelle argomentazioni durante le apparizioni televisive, hanno favorito la costruzione di un personaggio del quale è rimasto prima prigioniero e, oggi, vittima. Le Sue affermazioni perentorie e lapidarie lasciavano trapelare certezze granitiche. Le cose che affermava avevano l’apparente forza della ideologia vincente e, dunque, apparivano naturali, logiche, incontrovertibili. Personaggio e ideologia forte. Un’accoppiata vincente in ogni momento storico.

Poco importa se le Sue posizioni di un quindicennio fa, quelle sulle magnifiche sorti del libero mercato, non solo hanno prodotto una fortissima concentrazione di ricchezze nelle mani di poche persone e condannato la maggioranza della popolazione ad un crollo nella speranza per un domani migliore, ma stanno minando i cicli vitali del pianeta togliendo all’umanità e alle specie viventi la certezza per il futuro.
D’altronde Lei stesso oggi ammette la necessità, per la ripresa economica, di una politica industriale, cioè di progetti “politici” in grado di  indirizzare le aziende nelle scelte di come e di cosa produrre. Un cambio di rotta importante il Suo, che necessiterebbe di una autocritica forte, forse anche di un passo indietro.  Non è vero, infatti, che le persone sono idonee in ogni fase politica o sociale. Oggi, chi è stato l’alfiere di un modello di sviluppo che è arrivato al capolinea, deve fare un passo indietro, ammettere la propria sconfitta e ascoltare umilmente le voci di chi sta subendo le conseguenze delle ricette del passato.

Ecco perché la vicenda dei Suoi titoli di studio va al di là del fatto personale. Lei sa che l’immagine delle persone “vincenti” (e Lei lo è stato per una grande fetta di ragazzi cresciuti sull’ideologia di questi decenni) condiziona enormemente i comportamenti sociali e costruisce un immaginario. Quando ho letto la notizia, immediatamente, mi sono venute in mente le tante famiglie che hanno fatto un’enormità di sacrifici per mandare i loro figli all’università e poi ai famosi “Master” che dovrebbero dare una certezza di futuro.
Una condizione talmente tanto diffusa da spingere una grossa azienda, nei mesi scorsi, a mandare in onda uno spot nel quale un padre operaio raccontava i suoi sacrifici per consentire al suo unico tesoro, il figlio, di laurearsi. Una storia “proletaria” nel senso etimologico del termine.

La realtà è ben altra e Lei lo sa benissimo. Quasi sempre le lauree, i master servono  poco se non si ha qualche santo in paradiso o non si è figli di qualche professore universitario. Lei ha, forse inconsapevolmente, contribuito alla costruzione di un immaginario che è parte di quel grande inganno che è la più grande bolla speculativa a cui siamo di fronte.

Il punto, quindi, non è quello dei Suoi titoli. La conoscenza non si pesa in kg di attesati. Sinceramente non avrei deciso di scriverLe questa lettera aperta se ieri non avesse fatto riferimento, come ci racconta il quotidiano La Repubblica di oggi, alla Sua presunta cultura calvinista. Capisco il tentativo di “recuperare” sul piano mediatico, ma credo serva un senso della misura in ogni occasione. Lei non è incorso in un “errore”, in un refuso. Consultando il sito wikipedia è possibile seguire un dibattito sui suoi titoli che parte dal 2011. Non so dirLe per quale motivo, consapevole di tal cosa, abbia continuato a mantenere in piedi tale imbarazzante equivoco, né per quale motivo dal Suo movimento sia nata la decisione di rilanciare la questione. So che, una volta di più, questa vicenda mette in evidenza un tema sempre più grande nell’era del digitale: la certezza delle fonti!

Di una cosa, però, la voglio rasssicurare, che la credibilità, nell’era digitale,  una volta che la si è persa è impossibile da recuperare. Anche questo è un segno dei tempi.

Editoriale su Terranews

Sergio Bellucci


Pubblicato

in

, ,

da

Commenti

Una risposta a “I Masterizzati”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *