Il secondo fattore di innovazione del processo di industrializzazione fu l’invenzione del motore elettrico. I fattori che avevano abilitato il successo delle macchine a vapore venivano ad esplodere in termini di “estrapolazione” massima delle potenzialità che le macchine a vapore avevano immesso nella nuova produzione industriale.
La potenza a disposizione aumentava a dismisura. Certo, bisognava costruire una rete che non esisteva, la rete di distribuzione elettrica. Ma questo fattore, che all’apparenza poteva rappresentare un fattore di limitazione dello sviluppo di questa tecnologia, presto si trasformò in un grande nuovo settore di sviluppo incrementale.
Il salto tecnologico successivo alla tecnologia del vapore rappresentato dall’irruzione sulla scena dell’energia elettrica, quindi, rivoluzionò la concenzione della produzione.
Anche se nei primissimi anni la logica di utilizzo di tale novità tecnologica non modificò l’approccio alla costruzione delle industrie poiché la realizzazione degli impianti era affidata agli ingegneri che si erano formati sulla logica della distribuzione della linea produttiva derivante dal vapore. Centralità della fonte energetica, allocazione degli apparati in relazione alla capacità di movimentazione delle macchine attraverso le cinghie di trasmissione, ecc… condizionavano enormemente le modalità di costruzione degli impianti e, quindi, la potenzialità della produzione. Si dovette aspettare qualche decennio per veder dispiegare la nuova potenza in tutte le sue potenzialità.
La novità era talmente tanto grande da essere compresa anche dalla sfera della politica. poter distribuire energia per le attività umane più disparate, rendeva accessibile quello che prima, in termini energetici era concesso solo alle grandi aziende.
L’elettricità diventava una tecnologia abilitante un quadro produttivo di nuova generazione ma anche un elemento facilitatore di uno schema nuovo di distribuzione delle capacità del fare. Decentramento e distribuzione delle possibilità del fare: un accesso di nuovo tipo alla attività umana e alla sua creatività.
Il comunismo è il potere dei Soviet, più l’elettrificazione di tutto il paese, dal momento che senza elettrificazione è impossibile uno sviluppo dell’Industria ebbe modo di dichiarare Lenin in un discorso pronunciato davanti alla gubernija di Mosca il 21 novembre 1920, in occasione dell’istituzione della Goerlo, la Commissione di Stato per l’elettrificazione. In tale affermazione, risiedeva una innegabile verità: senza progresso e innovazione, la tradizionale società russa non poteva aspirare ad una vera emancipazione, che vi fossero i soviet o meno.
Anche se molto concentrata sulla centralità dell’industria, la distribuzione della capacità di utillizzare energia per fare in maniera diffusa, rappresentò l’inizio di una grande rivoluzione. Cambiarono le forme della produzione artigiana. cambiò la forma del lavoro casalingo. Queste grandi rivoluzioni aprirono lo scenario per altri settori produttivi.
L’era elettrica iniziava a dispiegare la propria potenzialità trasformatrice.
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