1 gennaio dell’anno zero della politica italiana

Oggi è il primo gennaio dell’anno zero della politica italiana. Mesi fa scrissi un articolo dicendo che questo sarebbe stato l’anno zero della politica italiana: oggi è il primo giorno di tale anno. Non è un giorno come un altro. Come tutti i giorni dopo un evento, ci si sente un po’ intontiti, spaesati, sperduti. Si è rotto il tran tran quotidiano e la giornata scorre come sospesa. I nostri sensi sono increduli, l’aria sembra immobile e le ore trascorrono senza battere i secondi, come se il fiato sospeso impedisse alle lancette di prendere consapevolezza del loro dovere.

In questa situazione ci può essere ogni tipo di risposta: da quella più consapevole e attiva a quella più incredula e passiva. Alcuni militanti della sinistra sono in piazza per testimoniare il loro disappunto. Paradossalmente sembrano i più lontani dalle scelte del gruppo dirigente del centrosinistra. In realtà, sono quelli che ancora sperano, in cuor loro, che la mezzanotte non sia passata, che l’anno non sia terminato, che sia possibile, con un colpo di reni, spostare lo scorrere del tempo all’indietro.

In realtà il tempo sta andando avanti ad una velocità imbarazzante. Gli accordi per garantire a Franco Marini di fare il Presidente della Repubblica prefigurano scelte che vanno ben oltre l’elezione dell’ex-Presidente del Senato. Sembra che la strada tortuosa intrapresa dal Bersani del dopo voto abbia raggiunto la sua meta, quella di un governo di minoranza con l’appoggio esterno del centro-destra. Un governo che poggerebbe le proprie basi sullo sfaldamento del PD e del centrosinistra.

Ora serve uno scarto delle forze che, nel centrosinistra e nel paese, pensano che sia necessario aprire una pagina nuova nella storia dell’Italia. C’è una fetta crescente di persone che hanno vissuto così l’ultima scadenza elettorale e hanno scelto Grillo e il Movimento 5 Stelle. C’è un gruppo forte di elettori che hanno sperato che Bersani incarnasse questo cambiamento. C’è un pezzo di elettorato che non credendo a queste proposte non ha votato né per l’uno, né per l’altro ma lo ha fatto esattamente per le stesse motivazioni: cambiare l’Italia rendendola meno diseguale sul piano sociale, più trasparente nella sua gestione e più partecipata nelle modalità di decisione.

Credo che sia arrivato il momento che queste persone, queste associazioni, questi movimenti e gli eventuali partiti o pezzi di partito che hanno questo nel cuore si facciano sentire come una sola voce: noi siamo l’alternativa! Non c’è tempo da perdere. C’è un futuro da guadagnare.

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