Il dibattito Einstein-Bergson ebbe luogo alla Sorbona di Parigi il 6 aprile 1922. Molte sono le ricostruzioni ma nessuna potrà restituirci le percezioni umane, il senso di quella “rottura” dei paradigmi che caratterizzò gli anni della teorizzazione prima della Relatività di Einstein e, subito dopo, le acquisizioni legate alla Meccanica Quantistica.
Ancora oggi, la maggioranza degli individui anche del mondo cosiddetto “avanzato” ignorano la portata di quelle scoperte. Vivono ancora come nell’ottocento, con la cultura positivista imperante e la completa ignoranza sulla portata delle acquisizioni scientifiche del ‘900.
Non so quale sia la ricostruzione migliore di quel confronto del 6 aprile del 1922 tra lo scienziato e il filosofo ma possiamo dire che quel dibattito segnò la consapevole certificazione della divaricazione tra il portato della vecchia filosofia che aveva interpretato fino ad allora il mondo e la rottura verticale sulla conoscenza del mondo che la scienza avrebbe avanzato da quel momento in poi.
Il dibattito circa la natura del tempo tra Bergson, Einstein (ma anche altri filosofi e scienziati del tempo) rappresenta ancora oggi una pietra miliare. E’ opinione consolidata che Bergson avesse sicuramente frainteso molti importanti punti della teoria di Einstein. La rottura nella struttura della conoscenza introdotta dalla relatività, a mio avviso, andava (e va) ben oltre il dato meramente “fisico” e necessita, ancora oggi, di una riapertura del dibattito.
Il fisico chiosò nel suo intervento: “non esiste un tempo dei filosofi: esiste solo un tempo psicologico diverso da quello del fisico”.
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