Un dibattito a Bologna su Postcapitalimo di Paul Mason
Articolo sul Leggolanotizia
Bologna ha ospitato un dibattito, organizzato da Leggolanotizia, Net Left e la Fondazione Sabattini presso la Camera del Lavoro di Bologna, tra due ipotesi di sinistra: quella che potremmo definire continuista, che vede i processi che avanzano nel mondo come una fase di restaurazione del potere nel forme del dominio che precedevano alla grande stagione dei conflitti sociali dell’otto-novecento, e quella che possiamo definire innovatrice, che vede nelle novità introdotte dalle tecnologie legate al digitale il dispiegarsi certo di nuove forme di dominio fino ad ora impensabili, ma anche gigantesche opportunità di riprogettazione delle forme sociali, economiche, relazionali, politiche. L’occasione è stata il dibattito intorno al libro Postcapitalismo di Paul Mason. Un pamphlet che racchiude il pregio di ricostruire un percorso che ha attraversato il mondo della sinistra negli ultimi due secoli, dispiegarne una narrazione, come si direbbe oggi, e offrire al lettore le ipotesi di fuoriuscita dalla crisi attuale.
Il centro della riflessione di Paul Mason si concentra sulla rottura rappresentata dall’avvento dell’informatica. La qualità di questa tecnologia, diversa da quelle che l’hanno preceduta, si concretizza nella rottura dello stesso schema economico sul quale il capitalismo ha costruito i suoi secoli di vita. È nella natura stessa della potenza dell’informatica nel ridurre i prezzi delle merci verso lo zero a caratterizzare l’impossibilità di una compatibilità tra l’innovazione digitale e il capitalismo. Questa la tesi forte del libro che propone alla sinistra un cambio di pelle nella sua battaglia per la liberazione e la completa realizzazione dell’individuo, una battaglia che, messa su i nuovi binari, può portare ad una nuova sintesi tra libertà ed uguaglianza. Una sintesi necessaria alla sinistra di questo secolo.
Il confronto sul libro svolto da Francesco Garibaldo, per la fondazione Sabattini, da Sergio Bellucci, per Net Left, da Riccardo Bellofiore dell’Università di Bergamo e introdotto da Michele Zacchi di Leggolanotizia, ha visto argomentare i due schieramenti con passione e con riflessioni che hanno portato acqua alle due tesi a confronto. Al centro del dibattito è apparso immediatamente il tema della inefficacia del sistema della domanda e dell’offerta nel mondo digitalizzato. La tesi di Garibaldo è che il capitale stia piegando alla propria logica l’innovazione del digitale, attraverso il modello della cosiddetta “Industria 4.0”. Secondo la tesi del libro, invece, le merci si modificano nel profondo, nella loro produzione digitalizzata, e le nuove merci immateriali risultano riproducibili ad un prezzo vicino allo zero, abbattendo anche il valore delle merci materiali ad un livello dei prezzi impensabile fino a poco fa. Questo significa che il prezzo di mercato deve essere sempre più imposto da regole e da posizioni di dominio che nulla hanno a che vedere con le regole dello scambio. Da qui discende l’apertura di una nuova fase di conflitto che, secondo l’autore e secondo le posizioni di Net Left e di Sergio Bellucci, si allacciano direttamente alle tesi del Marx dei Grundisse e, specificatamente, a quella parte sul frammento delle macchine in cui il filosofo tedesco annunciava l’avvento del General Intellect. Al centro delle novità, secondo Bellucci c’è la produzione diretta di valore d’uso, la possibilità di arrivare presto ad una condizione in cui la produzione possa avvenire non più a livello industriale di massa, ma attraverso forme di produzione decentrata, sociale e extra-mercantile. Una sorta di piegamento ad una logica di produzione sociale del modello dell’Industria 4.0 che il capitale sta tentando di imporre in questa fase. C’è, oggi, uno spazio di opportunità nuovo che va utilizzato, che non garantisce nessun automatismo di rottura del dominio del capitale, ma che consegna alla sinistra una responsabilità nuova: quella di progettare e realizzare concretamente le forme nuove delle relazioni sociali ed economiche della società di domani. Per fare questo, ovviamente, serve una sinistra di nuova generazione, capace di unire alla capacità critica e rivendicativa, una capacità progettuale e organizzativa che sappia generare, direttamente, nuova forme sociali. Per dirla con una battuta serve affiancare alla capacità rivendicativa tradizionale della sinistra, una nuova capacità generativa in grado di offrire strade materiali e immediate di riorganizzazione della vita umana, del suo impatto nei cicli ambientali, nelle sue compatibilità con la sfera del vivente del pianeta. Ad un operaio che in una assemblea disperato affermava di percepire la sua inutilità “perché il capitale può fare a meno del mio lavoro”, oggi si può cominciare a dire che è “la vita e il lavoro che possono fare a meno della logica del capitale”.
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