Perchè il 17 Aprile voterò al referendum e voterò SI

L’informazione non informa ma distrae

Potrei tirarmi indietro? E tu, potresti farlo? Forse si. Abbiamo sempre la possibilità di scegliere e in effetti lo facciamo spesso, tutti i giorni, ogni volta che ci lasciamo andare alle ovvietà di vite che altri hanno già predisposto nei minimi dettagli. Anche nello spazio del dolore, come in una sapiente sceneggiatura, i fatti sembrano susseguirsi in modo studiato per trasmettere al massimo la loro capacità di costruzione di un “senso” voluto. Quanta capacità di distoglierci da questa immensa cinghia di trasmissione abbiamo? Quanta millimetrica rottura immettiamo nella nostra esistenza rispetto alle dinamiche previste da questo modello di mercato? Ognuno di noi può giudicare per se stesso, dentro il proprio cuore, ma senza infingimenti. Già questo sarebbe un passo di consapevole presa di coscienza: sforzarsi di comprendere il senso della propria vita all’interno dei mille rivoli delle esistenze pre-obbligate.

Ma ci sono volte in cui possiamo smarcare la strada, indicarne un esito non scontato. In queste ore, tutti noi siamo sospinti verso il dolore. Le morti che si avvicinano al nostro giardino – che abbiamo pensato fosse incontaminato e incontaminabile, privo di responsabilità e innocuo, pulito perché la sporcizia prodotta era stata depositata fuori dai suoi confini nelle mille discariche del mondo che prima avevamo depredato per garantirci il consumo dei beni che danno la certezza della vita giusta da vivere – i morti opprimono l’animo e producono lo smarrimento obbligatorio, quello del talk show serale degli indignati permanenti e degli invitati onniscenti. O degli onniscenti permanenti che ci dicono la loro su tutto (e tutti!). Eppure… Eppure qualcosa non quadra, qualcosa si muove da sola alla ricerca di uno spazio, di una chance per poter dire, guarda bene, comprendi con il cuore…

Si. Ho dentro un senso di inganno che lascia un retrogusto amaro, come quello dopo una notte di sbronza. Non riesco a digerire la dose quotidiana di massicce dirette da luoghi confezionati alla bisogna, con intervistati che assomigliano sempre più ai personaggi in cerca d’autore di pirandelliana memoria. Mai un ragionamento che applichi il principio della “causa&effetto”, che provi a comprendere non per giustificare o appoggiare, ma per dipanare e correggere errori e impedire altri orrori. La punteggiatura con cui iniziano i fatti narrati sempre falsata e strumentale, costruita e scelta non per comprendere ma per “prendere”, depredare le coscienze esposte al flusso mediatico. Vera e propria ricostruzione della realtà ad uso e consumo dell’obiettivo che si vuole raggiungere. Non dico che sarebbe necessario rincorrere la verità (ben lungi da poter essere raggiunta, essendo più un filo d’orizzonte che un vero e proprio luogo), ma almeno qualche elemento di oggettività riscontrabile.

Poi, fuggendo da questa immane mole di dati “giustificati” e “squadrati” – dai quali vorrebbero farci uscire inquadrati e indirizzati – provo a riversare la mia attenzione sulle cose di medio periodo, un metodo che ho sempre adoperato per comprendere il senso di ciò che mi accade davanti agli occhi nell’istante. E qui inciampo nelle cose che mi preme dire.

Ho appena sentito in Tv delle interviste di un sedicente comitato per l’astensione al referendum del 17 Aprile (a proposito ma a che titolo interviene un non meglio identificato “comitato per l’astensione”? Ma in altre vicende referendarie non era stata negata questa opportunità? Perché questa volta si va oltre gli schieramenti del SI e del NO codificati dalla legge sulla par condicio? Cosa fanno i nostri nella commissione di vigilanza? Perché non alzano la voce?) . Il giovin fanciullo rassicura che il 17 Aprile possiamo andare tranquillamente al mare (sic!) perché “le trivelle son sicure”. Distolgo l’attenzione come un gesto di salvezza dell’anima, pensando a quanta ipocrisia strumentale si celi in poche lettere e incappo in due notizie in rete che fanno il paio con le informazioni allarmate dei giorni scorsi. Così provo a ricapitolare qualcosa e a ragionare, a comprendere il “medio periodo” (nel lungo periodo sappiamo che siamo tutti morti…).

  1. A Parigi pochi mesi or sono abbiamo (hanno) brindato al successo di un accordo che doveva contenere l’innalzamento della temperatura media, in questo secolo, entro i 2 gradi. La politica sembrava aver preso coscienza che il nostro fare umano, lasciato al suo libero dispiegarsi, ha prodotto una situazione che sta sfuggendo di mano. Sembrava aver trovato la consapevolezza necessaria per usare parole di verità alle genti del mondo. Quell’incontro avrebbe dovuto comportare l’apertura di un grande cambiamento, una mutazione di approccio, l’apertura di una transizione che, la ragione, renderebbe obbligata e il cuore semplicemente necessaria. Dopo quella firma solenne, però, sono arrivate le dolenti note. Le rilevazioni delle temperature medie mondiali hanno subito un andamento preoccupante. Il sito repubblica.it ha descritto così la situazione in un suo articolo:
    “Il 2016 si è aperto con un inquietante primato in tema di riscaldamento globale: secondo i dati della Nasa, l’Ente spaziale americano, a febbraio c’è stato il più alto scostamento di temperatura rispetto alla media mensile mai registrato, ben 1,35 gradi. La media mensile viene calcolata con riferimento al periodo compreso tra il 1951 e il 1980. Il mese scorso ha così superato gennaio che, a sua volta, aveva toccato la temperatura globale record di 1,14 gradi sopra la media. La situazione appare ancora più preoccupante se si osserva la progressione da ottobre 2015 a febbraio 2016: gli ultimi 5 mesi hanno tutti registrato un innalzamento sopra la media di oltre 1 grado (febbraio 1,35; gennaio 1,13; dicembre 1,11; ottobre 1,06%; novembre 1,02%), fenomeno mai accaduto nella storia recente”.

Non sono un esperto del clima ma solo un lettore curioso che cerca di comprendere il mondo sul quale cammina. Ma questo dato non preoccupa nessuno? Abbiamo visto convocare una riunione dei capi di stato? Un consiglio europeo? Una commissione europea? Quelle strutture sempre pronte a convocarsi d’urgenza per tagliare un sussidio, ridurre il welfare, prendere decisioni urgenti sulla moneta. Ci ricordiamo che il consiglio di aumentare la temperatura media mondiale di più di 2 gradi non è una scelta autonoma dell’umano, ma un obbligo dettato dalla natura per tentare di mantenere gli effetti del surriscaldamento globale all’interno di una ipotetica capacità della terra di trovare un punto di equilibrio?

I 2 gradi di innalzamento della temperatura media non sono equivalenti ad altri valori per i quali ci si impegna in maniera incessante come ad esempio il 3% per i deficit dei bilanci statali. Da quest’ultimo valore – tutto umano e assolutamente arbitrario – dipende la “temporanea” conservazione di vantaggi economici interni ai paesi “avanzati” per un ristretto nucleo di individui (il famoso 1%) e, all’esterno, l’esistenza di territori che possono ancora garantire alcune condizioni di redistribuzione sociale che nel mondo sono viste come “ricchezza e privilegio” da sterminate masse di popolazioni allo stremo. Dal primo valore, però, dipende semplicemente la sopravvivenza della vita come la conosciamo su questo pianeta. Mi piacerebbe vedere i nostri funzionari di Bruxelles correre a destra e manca per le capitali europee per controllare il rispetto del vincolo di emissioni di carbonio con interventi diretti per impedire di superare una soglia che dovrebbe essere percepita come insuperabile al di sopra di tutto e di tutti. Imporre blocchi del traffico o delle produzione inquinanti per provare a garantire la sopravvivenza del pianeta e non quelli dei bilanci, spesso truccati, delle banche.

  1. Subito dopo mi imbatto in uno studio apparso sulla rivista “Nature Geoscience” a firma di Richard E. Zeebe dell’Università delle Hawaii a Manoa. Realizzato con colleghi di altri istituti statunitensi che hanno misurato l’abbondanza degli isotopi dell’ossigeno e del carbonio di alcuni campioni di sedimenti raccolti a Milville, nel New Jersey (Stati Uniti) lo studio è stato così sintetizzato dalla rivista Scienze:
    1. Emissioni di carbonio: mai così alte da 66 milioni di anni. Circa 55,8 milioni di anni fa, quando la temperatura media del pianeta aumentò di circa 5 gradi, l’incremento delle concentrazioni di gas serra in atmosfera fu 10 volte più lento di quello attuale. Lo rivela un nuovo studio che dimostra come l’attuale tasso di emissioni di gas serra è senza precedenti nella storia geologica della Terra, e potrebbe mettere in crisi la capacità degli ecosistemi di adattarsi al cambiamento climatico.

Ovviamente lo studio si incastra perfettamente nel quadro delle tendenze che stiamo vivendo e analizza dati che difficilmente possono essere semplicemente accantonati. Dice nulla a chi deve e può prendere decisioni? Possibile che tutti facciano finta di nulla e che tutti continuino a parlare di come far “riprendere” i consumi e aumentare lo sviluppo? Possibile che la sinistra di cui ci sarebbe bisogno non sappia vedere come nella trasformazione necessaria e auspicabile c’è un cambiamento epocale di ciò che produciamo, di come lo facciamo, di come lo consumiamo, ripariamo, riusiamo, ricicliamo? Ma non come scenario futuro: come obbligo del presente.

  1. Chiudo l’articolo di Scienze con una ridotta voglia di leggere altre notizie che, ora, sembrano ai miei occhi come quelle parti della sceneggiatura che devono portarti da un’altra parte rispetto alla centralità della trama. Poi mi dico che devo informarmi, che non posso fermarmi alle “semplici” percezioni ed estrapolazioni. Che lo sguardo lungo necessita di cose quotidiane sulle quali poggiare. Ritorno nel main stream e incappo nella terza notizia sempre correlata alle prime due. Giuro non ricercata. Volevo informarmi sulle cose della giornata, ma…. La ricerca è stata pubblicata ieri sulla rivista scientifica Atmospheric Chemistry and Physics. Il testo rivela che città come Londra, New York, Rio de Janeiro e Shanghai, potrebbero essere sommerse entro il 2100. L’innalzamento del livello dei mari, che fino ad ora aveva fatto parlare di cambiamenti che si sarebbero fatti sentire nell’arco dei prossimi secoli, sembra essere molto più rapido di quanto era stato previsto. Lo studio congiunto di varie università statunitensi, al quale ha collaborato anche il GISS (Goddard Institute for Space Studies) della NASA, non lascia molto alla fantasia. Chissà cosa direbbero Trump o Salvini se dovessero commentare tale notizia, ma tanto non riceveranno mai una domanda del genere. Il sito Greenstyle sintetizza in questo modo lo studio:
  • Gli scienziati hanno trovato un paragone tra quello che sta succedendo al nostro Pianeta e quello che la Terra ha sperimentato anche 120.000 anni fa durante il periodo Eemiano. Allora si erano raggiunti i 2 °C di aumento delle temperature, noi attualmente siamo arrivati ad 1 °C, ma ci stiamo avvicinando ai 2 °C senza che le decisioni prese alla COP21 di Parigi abbiamo determinato ancora un programma sufficientemente serio e deciso, a livello internazionale, in grado di ridurre i rischi che stiamo correndo. Il livello dei mari 120.000 anni fa si è innalzato di una misura che va dai 6 ai 9 metri. Cosa succederà in un orizzonte temporale tra i 50 e i 150 anni futuri? Non solo aumenterà il livello dei mari, ma crescerà il divario tra la temperatura all’equatore e quella ai poli, le calotte glaciali al Polo Nord e al Polo Sud verranno disintegrate e si potranno verificare delle tempeste dalla violenza inaudita, con relativi tsunami. Tutto questo a causa di un meccanismo avviato dallo scioglimento dei ghiacci che determinerà la formazione di acqua relativamente fresca intorno alla superficie antartica e della Groenlandia. Questo rallenterà o addirittura bloccherà il sistema delle correnti oceaniche, il famoso “nastro trasportatore” che permette degli equilibri fondamentali che si sono creati in migliaia di anni e che rischierebbero di rompersi. Le profondità delle acque si riscalderebbero e questo comporterebbe un’ulteriore accelerazione nello scioglimento delle masse di ghiaccio presenti in superficie. Un circolo vizioso insomma, che è già iniziato e presto potrebbe assumere caratteri talmente repentini da trovarci impreparati. James E. Hansen, lo scienziato del clima per la NASA, ora in pensione, che ha guidato questo studio, ha commentato:
  1. Stiamo correndo il pericolo di consegnare ai giovani una situazione fuori del loro controllo.
  2. Ciò significherebbe la perdita di tutte le città costiere, della maggior parte delle grandi città del mondo e di tutta la loro storia.

Torno alla mia mia tastiera, stavolta per scrivere questo post. So che non servirà molto. Che anche la mia vita, dentro questo schema folle e incoerente, contribuisce, per la mia parte, alla progressiva distruzione degli equilibri del pianeta. Non mi sento sollevato dal semplice tentativo di alzare lo sguardo e non soffermarmi alle notizie del giorno e ai Salvini di turno. Non basta più leggere cose “diverse e intelligenti” e non riuscire ad incarnare fino in fondo nuovi schemi. Ma non basta neanche isolarsi dal mondo per fare scelte elitarie che quietano solo la nostra coscienza. Serve la capacità di cambiare questo mondo, di dargli una finalità diversa, una modalità altra di vita e un orizzonte diversi. Per questo servirebbe una politica che abbia il coraggio sia della verità sia del cambiamento reale. Ne saremo capaci?

Non ho risposte certe, ma anche per questo il 17 Aprile andrò a votare e voterò SI!

 

 

 

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