Gravitazione, onde e riflessioni

Gravitazione, onde e riflessioni.

Sono alcuni giorni che attendo, credo insieme ad una vasta comunità di curiosi, l’annuncio. Trepida attesa che in alcuni momenti ho riempito con l’indugio sul perché di tale aspettativa. Cosa c’è di diverso dentro questa notizia, stavolta, rispetto alle tante novità che lacerano i vecchi tessuti delle certezze millenarie di cui siamo circondati? È un fatto soggettivo percepire tale importanza? O quello che si sta palesando oggi è una di quelle cose di cui l’umanità del futuro leggerà sul grande libro della storia umana? Noi, quelli abituati ad esaltare la storia fatta dalle “piccole cose quotidiane”, usi ad una scuola storiografica degli Annales che abbiamo coccolato e vezzeggiato negli ultimi decenni, spesso abbiamo sottovalutato il valore e il peso di alcune novità che irrompono nel percorso della storia umana. Vere e proprie singolarità.


Oggi le cose che accadono intorno a noi sembrano voler occupare tutti i pori disponibili al contatto con la realtà. Le informazioni saturano la voglia e la capacità di sapere, ci schiacciano nel nostro piccolo mondo quotidiano, l’unico di cui, apparentemente, sembra potremmo realmente occuparci. Restare dentro questa gabbia è un po’ come accettare di poter usare i nostri occhi solo per osservare i nostri piedi che si susseguono, uno dopo l’altro, nel solito percorso tra le mura di un “appartamento qualunque” per condurci verso una “occupazione qualunque”. E ritorno. Con annessa qualche ora di disperato libero divertimento spolverato all’interno dell’obbligato ciclo settimanale, mensile o annuale.
Poi alcune notizie squarciano la nostra attenzione, disintegrano quella apparente solidità del muro che ci hanno/siamo costruito/i e irrompono nel nostro campo. Ci costringono ad alzare lo sguardo e farci ricordare che siamo nati per osservare l’orizzonte e intraprendere proprio quei cammini che vorrebbero negarci. Che quell’orizzonte è un nostro diritto anche quando, per inseguirlo, siamo costretti ad uscire dalle convenzioni e dai condizionamenti e dallo status quo. Sono i giorni in cui puoi riscoprire la capacità di camminare autonomamente, senza preoccuparti di quello che fanno i tuoi piedi perché sai affidare al tuo cuore la scelta del cammino da intraprendere. E ti riscopri un essere autonomo e degno di altri percorsi. E scopri che i tuoi piedi sanno benissimo cosa fare senza alcun bisogno di essere controllati.
Questi che stiamo vivendo sono tempi di grande cambiamento ma non tanto e non solo nella conoscenza. Stiamo aprendoci ad un grande allargamento di consapevolezza. Non solo sul piano delle nostre responsabilità e Dio solo sa quanto ce ne sia bisogno. Ma anche delle nostre potenzialità, dei nostri diritti. Non quelli di aumentare la nostra capacità di spendere, ma quelli della possibilità di aspirare a diventare persone complete, integrate nel senso di essere coerenti, consapevoli della grandezza che è rinchiusa in ogni vita. Una grandezza che non è comprimibile, né contrattabile. Non è vero che ogni cosa ha un prezzo. Ecco questo è uno dei compiti che dovremmo prenderci, come impegno di vita. Quello di smontare i luoghi comuni su cui si basano tante distorsioni della bellezza della vita. Luoghi comuni che sono residui di un passato che dobbiamo archiviare al più presto. Come quello di tutte le credenze che impediscono il libero dispiegamento della potenzialità della vita. Le parole lasciano segni più profondi della spada.
Poche settimane fa ero rimasto colpito dall’annuncio di Google di aver realizzato il primo computer quantistico. Mi sono ricordato in quel momento che solo pochi anni or sono, nel 2009, discutevo con Marcello Cini della possibilità o meno di poter realizzare computer basati su questa fantascientifica ipotesi. Sei anni dopo, solo sei anni dopo, siamo alla sua concretizzazione. Da una ipotesi al limite dell’inverosimile anche per una delle menti più brillanti della fisica come Marcello, ai test per la verifica e la misurazione delle prestazioni. La velocità dei cambiamenti e del “possibile disponibile” è diventata tanto grande da impedire di essere realmente compresa. Un grande cantante-filosofo come Gaber diceva che una idea, un concetto se non posso mangiarli non potrò mai farli miei. Certo, il D-Wave 2X, il computer quantistico di Google, non è ancora un computer da tavolo né può essere, ancora, utilizzato per tutti gli scopi di calcolo. Il punto è che la potenzialità del calcolo quantistico rende il prossimo futuro semplicemente… incalcolabile! Nessuno è in grado, umanamente, di prevedere cosa produrrà questo salto di capacità delle macchine a nostra disposizione. Lo stravolgimento della vita sul pianeta sarà di gran lunga più grande di quello che è stata l’innovazione di questi ultimi 50 anni. La famosa intelligenza artificiale è alle porte. E il silenzio è assordante come se non riguardasse il qui e ora e non un futuro indistinto, lontano e imperscrutabile.
Non avevo ancora digerito questa novità, sostanzialmente sottaciuta ai più (d’altronde perché raccontare alla gente cosa si sta preparando per loro, aumentare la loro consapevolezza, metterli in condizione di contare, di poter, anche teoricamente, incidere per decidere del loro futuro… la politica, poi, sembra appassionata a dibattiti al passato remoto, quelli che non dicono più nulla alle coscienze delle persone – perché la società è sempre più avanti delle sue rappresentanze – e non incidono nella costruzione del futuro delle persone che viene lasciato ai progetti delle grandi corporation planetarie) che eccomi travolto da un’altra notizia. Stavolta sotto forma prima di indiscrezione, poi di mezza conferma e, infine, ufficializzata in conferenza stampa: l’umanità ha scoperto le onde gravitazionali!
Voi direte, embè? Cosa cambia per il percorso che devo fare stamattina per andare dalle mie quattro pareti qualunque al mio lavoro qualunque? O cosa cambia per difendere il mio sempre più risicato potere d’acquisto? Cosa e come incide sul mercato della precarietà, della flessibilità, degli sfratti, del salario bloccato, della cassa integrazione o, ancor più drammaticamente, sul principale lavoro di cui oggi nessuno vuole parlare fino in fondo, che è rappresentato da quello della ricerca del lavoro?
Vero. Stamattina o domattina questa scoperta non vi cambierà nulla. Come non cambiò nulla il giorno dopo la scoperta dell’elettricità o della relatività ristretta o della meccanica quantistica. In primo luogo perché allora nessuno lo venne a sapere e pochissimi, forse nessuno, era in grado di comprenderne il senso. Poi perché l’utilizzo di quelle conoscenze avrebbe avuto bisogno di decenni e decenni per produrre il loro stravolgente impatto. Domandatevi cosa avevano da dire alcuni segmenti sociali con l’avvento dei social network. Chissà quanti padri di famiglia hanno levato il cellulare dalle mani dei loro figli per impedire loro di restare attaccati ai loro terminali pensando che quella cosa riguardava solo il comportamento sociale dei loro figli. Andate a dire cosa pensano oggi dei social network quegli stessi padri di famiglia se sono/erano conducenti di taxi e quanti hanno capito che la loro battaglia di resistenza durerà lo spazio di pochissimo tempo visto che saranno travolti dalle macchine che guidano da sole nel giro di pochissimi anni. Oggi il tempo tra una nuova conoscenza e l’impatto che essa produrrà negli equilibri sociali è quasi nullo. Se visto sul piano storico è nullo.
Oggi, infatti, tutto è diverso. La notizia delle onde gravitazionali è in mano a miliardi di individui. Anche se quasi tutti non ne possono comprendere il senso scientifico in profondo, l’effetto sulla coscienza diffusa è imponente. L’umanità ha varcato un altro elemento di conoscenza profonda, sta aumentando la conoscenza a disposizione. Questo impone un aumento della consapevolezza dell’uso che dovremmo fare di questo sapere. A questo va aggiunto che le attuali generazioni sul piano della conoscenza e delle loro ricadute nella vita quotidiana sono ormai racchiuse non più nei secoli o nei decenni, ma all’interno di meno di un lustro. Le ricadute di questa scoperta potrebbero contribuire alla costruzione di un mondo completamente nuovo nel giro di pochi anni.
Poi si affaccia uno strano retrogusto. Il sapore, un po’ amaro, di cosa sia stata lastricata la via della ricerca della conoscenza nella storia umana. Sulla gravitazione e le sue leggi si affacciò un cambio di passo nella storia della conoscenza, un cambio di passo osteggiato e combattuto con consapevole determinazione per impedire che conoscenze antiche tornassero a disposizione dell’umanità. Viene immediatamente avanti la figura di Galileo Galilei, ma anche quella di filosofi come Giordano Bruno. Al fatto che pagarono anche con la vita il coraggio nel difendere le loro idee e il tardivo riconoscimento degli errori compiuti dalle istituzioni che li condannarono. Ma anche alla forza dirompente della capacità umana di saper alzare lo sguardo dai propri passi quotidiani e di voler osservare il filo dell’orizzonte della sua condizione e di intraprendere percorsi inediti.
Oggi, possiamo dire, siamo più leggeri. Conosciamo qualcosa che ci farà capire di più di questo Universo di cui siamo una minuscola parte, un frammento di esistenza consapevole. E ci consentirà di capire di più e meglio cosa siamo noi all’interno di questo enorme affresco che è la vita e dei suoi processi. Potremmo aprire squarci più seri sull’esistenza di dimensioni che i nostri sensi non sono in grado di percepire ma che la meccanica quantistica ci dice esistere. Forse con queste nuove conoscenze potremmo gettare ponti di consapevolezza tra le capacità di percezione delle persone e un mondo fenomenico non limitato dai nostri semplici sensi. Anche il vecchio materialismo ne uscirà arricchito e potrà ricongiungersi con pensieri dai quali si era separato da antiche storie e scomuniche. Cosa comporterà sul piano sociale, economico, lavorativo non possiamo saperlo, né immaginarlo. Ma qualche ipotesi nelle nostre teste circola e prende corpo.
Se siamo ad un momento della storia umana che ci regala la possibilità di diventare protagonisti di un grande salto di consapevolezza lo dobbiamo a tutti quelli che, alzando la loro testa, non solo hanno detto un no, ma hanno voluto fare un passo avanti verso un percorso nuovo. Dando corpo ad una intuizione, non si sono mossi dalla bramosia del potere, ma da quella del sapere. Hanno saputo guardarsi dentro e trovare nella profondità del cuore il motivo per fare. Già, il conflitto tra potere e sapere… che, in fondo, è il vero conflitto che ha attraversato e attraversa ancora oggi, il rapporto tra il capitale e il lavoro. Il potere dei soldi sarà anche potente, ma non sarà mai in grado di alzare lo sguardo dai propri piedi.
Per questo oggi possiamo dire che questo è il primo giorno del resto della storia dell’umanità!


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