Dal Cemento ai Bit
Net Left circa 4 anni fa iniziò una campagna di discussione culminata con un convegno.
Questa campagna puntava a conquistare il consenso su una rottura di interessi consolidati nelle strutture economiche delle città (i famosi cementificatori del territorio…). Ma non si fermava a questo. Indicava anche delle alternative “strategiche” per tutte le amministrazioni comunali. Stavamo andando verso una tornata di elezioni amministrative e, ancora una volta, i giornali – spesso di proprietà di interessi diretti nel mondo delle costruzioni – erano ripartiti con la litania che senza un forte apparato edilizio non ci sarebbe stata ripresa.
Ora, noi tutti sappiamo che il territorio di una nazione è una entità “finita”. Che il territorio di uno stato non può essere costruito all’infinito e che, il nostro, ha già raggiunto un limite massimo di antropoformizzazione. Pensare di affidare il nostro futuro (e quello dei nostri figli) ad un modello giunto alla fine ci sembrava (e ci sembra) miope e inefficace. A nostro avviso serviva, servirebbe e serve, una alternativa credibile che sposti il modello di sviluppo, le professionalità necessarie, le competenze, verso l’economia immateriale.
In questo quadro le politiche pubbliche sono fondamentali. Devono incentivare quello che è auspicabile e disincentivare ciò che deve essere dismesso. Questo passaggio va fatto anche attraverso una versa e seria politica di formazione e riqualificazione del mondo del lavoro, sia nella sua componente lavorativa, sia in quella manageriale e imprenditoriale.
Abbiamo da svecchiare un mondo che se non si ripensa, si riprogetta o muore o riesce a impedire, per la sua personale sopravvivenza, il futuro che dobbiamo costruire.
Questo è un pezzo della Transizione Possibile. Le nostre capacità artigiane, la nostra creatività, l’eccellenza nei centri di ricerca di base, devono trasformarsi in potenzialità di un nuovo modello di vita, di forma sociale, di garanzie di nuova generazione.
Il futuro di cui abbiamo bisogno non si genererà attraverso le politiche di riduzione delle regole, della riduzione delle tasse, dello smantellamento del ruolo di indirizzo chiaro di uno Stato. Ma solo nella qualità nuova di queste cose.
Chi pensa in questo modo deve stare insieme, è una parte della società, la parte più importante perchè pensa non solo al proprio futuro, ma al futuro di tutti!
Questa è la nostra Transizione. Portare il fare umano verso una capacità di integrazione con i cicli vitali, i viventi, senza distinzione né di razza, né di specie.
Il futuro è possibile. La Transizione necessaria!
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