Suolo, pioggia, disastri e modello di sviluppo.
I disastri e le alluvioni non sono colpa solo delle amministrazioni locali. E’ il modello di sviluppo che sta sconvolgendo il clima del pianeta. Chi non dice nulla contro questo modello di consumo, è complice dei disastri e dello sconvolgimento del pianeta. Non cercare il colpevole altrove. Domandati cosa non stai facendo per evitare la crisi ambientale.
In tutte le trasmissioni si assiste ad una discussione che sembra ignorare le cause prime della condizione che sta portando alle inondazioni. Sembra incredibile l’oscuramento. Come dice il saggio: Dio rende ciechi chi vuol perdere!
Le contestazioni vengono incentrate sull’incapacità di fronteggiare l’emergenza da parte dei comuni, da parte della protezione civile, da parte del governo, ecc…
I problemi del disastro idrogeologico, quando vengono affrontati quindi, rimuovono la causa principale del disastro: l’alterazione dei cicli del pianeta dovuti al modello di consumo di cui siamo tutti responsabili in quanto consumatori all’interno di questo modello di sviluppo.
Non ci sono politici che provano a intervenire su tale punto. Troppo difficile costruire il consenso affrontando la realtà dei fatti. Meglio scaricare la colpa su questa o quella scelta di un consiglio comunale, di un ente locale o del governo, su condoni, gestione del territorio, efficienza delle strutture di intervento. Tutte cose giuste, sacrosante. Aver consumato territorio agricolo e montano per cementificarlo a tutto vantaggio di aziende costruttrici, sull’altare del modello di sviluppo basato sul cemento, è una iattura che pagheremo per decenni, forse secoli. Ma non dobbiamo dimenticare che dall’uso dell’auto privata, alla mobilità mai progettata in modo razionale e collettiva, dalla produzione e il consumo di plastiche, ai consumi di acqua e suolo per una produzione di cibo basata su modelli alimentari sempre più insostenibili e poco consapevoli – che tra l’altro producono guasti nella salute delle persone e spesso malattie croniche che poi incidono sulle spese sanitarie della collettività -, dai livelli di produzione dei rifiuti che, spesso, inquinanno terre e acque, alla distruzione delle risorse rinnovabili, la difficoltà a passare alle energie rinnovabili e così via, abbiamo depredato un pianeta che sta rispondendo con cicli climatici nuovi che sconvolgeranno sempre più il “nostro bel giardino”. Consumiamo una terra e mezza l’anno di risorse e, al massimo, facciamo un titolo all’anno sui nostri giornali –
Se vogliamo aprire una vera discussione politica, allora, dobbiamo prendere alla radice il problema. Dobbiamo disilluderci che la ricetta ai nostri problemi sia incentrata su una ripresa economica che non solo non si produce, ma che se si producesse accelererebbe ulteriormente i fenomeni di mutazione del ciclo climatico. Gli scienziati sono decenni che ci avvertono, solo che i vari governi (ricordate la famiglia Bush “petroliera” che impediva la circolazione dei rapporti ambientali e ne faceva produrre di falsi che sostenevano che non ci fosse il cambiamento climatico?) hanno fatto di tutto per farci parlare di altro, hanno ricercato il consenso provando ad ampliare il consumo indifferenziato, caotico, lasciato alla “libertà” degli individui. Quella libertà codificata dai mass media che obbligano a stare all’interno dei modelli di consumo per essere “cittadini” di questo mondo…
Insomma, gli insegnamenti su queste devastazioni potrebbero essere molti, profondi e politicamente significativi, a patto di uscire dalla logica del “talk show” e del “tifo politico” che rappresentano il versante mediatico di quel modello di società che sta portando il mondo al caos che stiamo vivendo.
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