Carissime e carissimi
voglio ringraziarvi del sostegno che mi avete voluto dare in questa campagna. Avevo accettato di metterci la faccia. Lo avevo fatto per questioni di metodo e di merito. In entrambi i casi ero motivato dalla voglia di poter dare una chance al rinnovamento necessario che serve alla politica ed al Paese. Da questa crisi non si esce rammendando o aggiustando l’esistente, ma costruendo il nuovo di cui c’è bisogno. E il nuovo poggia sui processi di innovazione che il complesso delle strutture di comunicazione oggi mette a disposizione dell’individuo e della società.
Queste novità hanno fatto emergere, negli ultimi anni, inattese forme di socialità. Processi di autorganizzazione, spazi di condivisione, voglia di cooperazione, nuovi modelli produttivi e di consumo, fattori sociali che stanno ridisegnando le forme di relazione tra le persone, determinando nuove consapevolezze, diverse e innovative volontà partecipative.
La politica poteva accogliere queste novità. Spalancare le porte alle istanze della società che intende rappresentare. Far comprendere che sa ancora guardare alla realtà sociale con occhi curiosi e senza escludere.Purtroppo non è stato così. Non per tutti almeno. Lo sforzo prodotto da tutti e tutte noi non è stato sufficiente a produrre un risultato positivo. Chi ci perde è l’intera collettività che rischia di avere un
punto in meno per garantire quelle azioni necessarie ad una nazione avanzata e democratica. Serve una svolta nel pluralismo culturale e politico, nella fine dei conflitti di interesse, nella trasparenza dei processi decisionali. Molte di queste cose poggiano sulle scelte delle politiche industriali del Paese, sulle opportunità che si creano rompendo monopoli, oligopoli e centri di potere chiusi che ostacolano la libera creatività della nostra gente, della sua capacità di fare, di pensare, di creare.
punto in meno per garantire quelle azioni necessarie ad una nazione avanzata e democratica. Serve una svolta nel pluralismo culturale e politico, nella fine dei conflitti di interesse, nella trasparenza dei processi decisionali. Molte di queste cose poggiano sulle scelte delle politiche industriali del Paese, sulle opportunità che si creano rompendo monopoli, oligopoli e centri di potere chiusi che ostacolano la libera creatività della nostra gente, della sua capacità di fare, di pensare, di creare.
Per questo avevamo chiesto che il Paese si dotasse, come sta facendo, non solo di una Agenda Digitale per sviluppare le nuove infrastrutture, ma che lo facesse rompendo le vecchie logiche. Il nuovo, infatti, rischia di nascere storto e improduttivo se non si compiono le giuste scelte. Accanto a questa Agenda Digitale avevamo, insieme, chiesto l’apertura di una Agenda Culturale, che sapesse mettere a valore la capacità creativa, ideativa e produttiva di cui il nostro Paese è pieno e che viene costantemente penalizzata, trascurata o ignorata.C’è bisogno di un vento nuovo.Per questo la nostra battaglia non può fermarsi con il voto parlamentare di ieri. Dobbiamo sostenere questo bisogno e dargli il corpo e il sangue che servono a farlo vivere. Non siamo ancora riusciti a far ascoltare le nostre proposte alle istituzioni ma possiamo e dobbiamo costruire un luogo che sappia raccogliere questa esigenza e incarnarla comunque.
Per questo motivo vi chiedo di sostenermi nel lancio di una nuova iniziativa, facciamo ancora insieme un passo: far vivere questa nostra necessità in una struttura, uno strumento che sappia osservare le analisi e le scelte dell’AGCOM e, quando saranno di parte e conservatrici del vecchio, avanzare proposte e soluzioni alternative. Una Autorità Altra, un luogo di rappresentazione di quegli interessi che spesso vengono ignorati. Quelli di tutti e tutte noi.
Per questo motivo, convocherò una iniziativa pubblica insieme a tutti i soggetti interessati a tale percorso e vi chiedo di essere tra i promotori di tale appuntamento.Sergio Bellucci
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