Si discute molto di innovazione ma poco di ciò che significa oggi la guerra al tempo del digitale.
Che il digitale segni un passagggio di paradigma è ormai chiaro anche ai più incalliti “analogici”. Ricordo le discussioni, un ventennio or sono, proprio su questo punto. I più non comprendevano l’invasione omeopatica e ubiqua delle tecnologie digitali. Quelli che se ne accorgevano gridavano al nuovo sol dell’avvenire. In pochi, pochissimi, provavamo a dire qualcosa che ancora oggi risulta di difficile spiegazione: il digitale non è il nuovo paradiso, ma non possiamo mettere la testa sotto i piedi e guardarlo in faccia, comprenderlo nelle sue nuove qualità, costruire una cassetta degli attrezzi utile a questo tempo e mantenere una capacità critica che non sia il rifiuto (impossibile da produrre) ma l’utilizzo delle contraddizioni nuove che esso apre e lavorare per ampliarle. Gli spazi per produrre una umanità più libera perchè più consapevole, a mio avviso, sono oggi più ampi di ieri. Ma la battaglia politica necessita di una consapevolezza nuova, di nuove analisi, di nuovi strumenti.
Questo vale anche per la Guerra.
Eserciti e armi, logistica e intelligence stanno diventando sempre più integrabili e, quindi, saranno sempre più integrati. E’ la logica del digitale. Impossibile non connettere strumenti, situazioni, avvenimenti, azioni.Tutto è trasformabile in informazioni che devono essere gestibili e gestite per garantire un aumento dell’efficacia delle azioni, del fare. E’ la spirale del digitale che inghiotte ogni cosa e che, anche nel caso della guerra e degli armamenti non risparmia nulla e nessuno. Lontano è il ricordo del codice cavalleresco dei campi di battaglia. Quello che uccideva, gesto inumano e antico, guardando negli occhi e percependo la densità del corpo dell’altro con la propria spada. Oggi affidiamo ai Droni il compito di scovare, analizzare e uccidere per conto nostro, sulla base di algoritmi e sensori che, molto spesso, scambiano qualche famiglia impegnata in feste matrimoniali o qualche adolescente che attraversa il confine con un po’ di merce (di contrabbando o meno, poco importa) con pericolosi terroristi da abbattere con bombe intelligenti guidate da robot e algoritmi.
Anche la vicenda dei nuovi aerei da combattimenti F-35 si inserisce in questo quadro e, come al solito, anche la sinistra vede il dito e non la luna. L’opposizione a questi aerei si sta configurando come un problema di spesa. Certo la spesa è enorme, soprattutto quando si vuole farla in un momento di crisie si chiede di ridurre la possibilità di vita e, al contempo, si spendono soldi per la morte. Ma oggi per fare vera opposizione non basta più la sinistra “Quantitativa”. Serve una sinistra “Qualitativa”, una sinistra che sappia indicare una crititca al modello, ma non si fermi al solo tema della logica distributiva, guardando e prospettando scelte qualitativamente diverse.
Il problema degli F-35 non è circoscrivibile alla pura logica di spesa, ma va compresa la natura di quegli aerei. Il cambio del parco dei veicolli da combattimento va inserito nella necesstà di avere armi che siano integrabili nel flusso di informazioni a rete che oggi caratterizza la guerra. Ogni militare, ogni arma, ogni luogo devono poter fornire informazioni da anallizzare in tempo reale per prendere le decisioni utili e necessarie all’intervento. Gli F-35 sono aerei totalmente integrabili con le centrali di controllo della nuova guerra digitale. Lo spazio aereo deve fornire dati e informazioni permanenti all’ambiente nel quale il veivolo è inserito.
Il punto “Qualitativo” è che una rete sempre più complessa di dati forniti da una miriade di sensori dislocati ubiquamente porta, necessariamente a traslare il livello decisionale dall’umano al macchinico, dalla mano del soldato all’algoritmo, rendendo la guerra ancora più disumana.
Il no a questi deriva proprio dalla giustificazione con la quale li si vuole acquistare: No alla trasformazione anche degli armamenti in un sistema macchinico planetario integrato. Un incubo che neanche Asimov aveva avuto il coraggio di immaginare.
Anche per questo aiutaci a sviluppare la raccolta di firme contro i robot di guerra andando su NOW -No Robot War
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